Rovigo, Veneto –   Nato a Copparo, nel cuore del Delta del Po di Ferrara e trasferitosi a Rovigo una ventina d’anni fa, Carlo Campi conserva nel suo DNA la bellezza di una terra rigogliosa e fertile, i colori magici delle albe e dei tramonti che si riflettono sulle acque che scorrono lungo la pianura e attraversano la campagna, dialogando con i pioppi che svettano verso il cielo. Il lavoro di disegnatore meccanico gli impone una quotidianità che mortifica la fantasia e stimola il desiderio di evasione.
La montagna è la meta preferita delle vacanze e proprio in occasione di un periodo di ferie a Vipiteno, resta affascinato dagli acquerelli che alcuni artisti espongono.  La trasparenza del colore è la magia che lo coinvolge e, quasi lanciando una scommessa con se stesso, decide di provare la delicatezza di quella tecnica che esaltava i paesaggi di montagna attorno a lui.Nello stesso tempo scopre che l’impegno artistico ha un effetto piacevole e rilassante dopo una giornata in fabbrica.
     “Alla sera, dopo cena, mi mettevo sul tavolo, o sul cavalletto con un foglio di carta spessa e ruvida davanti, e lasciavo che i pensieri mi guidassero. Le prime cose che ho creato con gli acquerelli sono state le montagne” – ha ricordato Carlo Campi durante la conversazione che abbiamo avuto con lui. Poi, e non poteva essere diversamente, è stata la campagna ferrarese e quella polesana a riempire di colori e delle loro incredibili sfumature, i fogli che si alternavano sul supporto su cui la mano stendeva pennellate intrise d’acqua e di colori. Erano opere di dimensione ridotta che raccontavano le variazioni della luce sul paesaggio, seguendo il volgere del giorno e il mutare delle stagioni. Gli amici e i conoscenti hanno cominciato a guardare con interesse quello che creava: lo apprezzavano trovandolo di loro gusto. “Anche gli artisti di Copparo guardavano con piacere quello che realizzavo” – ha spiegato il nostro interlocutore. “Uno di loro, in particolare, Otello Ceccato, acquarellista come me, mi ha sostenuto. ‘Devi ascoltare tutti – mi ha detto. Guardare tutti quelli che fanno l’acquerello, e poi andare avanti con il tuo spirito e la tua personalità, senza farti influenzare dagli altri. Ascoltare, anzi pretendere le critiche, perché così hai modo di crescere”.
Con il trasferimento a Rovigo il panorama di Carlo Campi si allarga. E’ la città che entra nelle sue tavole: vedute di vie e piazze, di monumenti e scorci di chiese e campanili. I colori diventano più densi e il supporto cartaceo si fa più pesante e ruvido per evitare aloni.  Le mostre si susseguono a ritmo sostenuto, tra le province di Rovigo, Ferrara, Mantova e Padova. Trentotto in tutto  che si alternano con partecipazioni a infinite mostre collettive. Ne citiamo solo alcune come esempio:  Tresigallo, Serravalle, al palazzo ducale di Revere, Rovigo, Adria, Arquà Polesine, Stanghella, Boara Pisani, Solesino.
Dalle vedute di paesaggio e di città, l’attenzione di Carlo Campi si sposta ai velieri antichi, i galeoni spagnoli con le vele spiegate e i remi che si tuffano nel mare dalle poderose fiancate. Un ritorno al passato, ma con tecniche diverse, sono le vedute delle Dolomiti: i picchi rocciosi spruzzati di neve che si protendono verso il cielo limpido, gli alberi dalla corteccia variegata e i ruscelli che scendono verso valle saltellando fra le rocce scoscese.
Il supporto adottato è una tela spessa e ruvida che reagisce in maniera molto diversa dalla carta: assorbe il colore solo sulla superficie e l’acqua non passa dal’altra parte.
  “Un supporto che mi da molta soddisfazione” – ci spiega l’artista. ” I colori impiegati sono molto più densi e  brillanti e possono essere rinforzati da pennellate di altro colore. Il disegno resta nitido e c’è la possibilità di fare correzioni”.
   Negli anni recenti, da acquerellista, Carlo Campi è diventato insegnante di acquerello, collaborando con alcune classi della scuola primaria. Un’esperienza molto gratificante sia per i bambini che per l’artista. ” Lascio ai ragazzi libertà di iniziativa e scelta dei soggetti, come si trattasse di un gioco. E’ la fantasia che decide” – racconta Campi. “E, quest’anno, ho fatto esperienza anche con gli adulti dell’Università popolare, spiegando come eseguo i miei lavori e realizzando un acquerello in diretta. Ultima scoperta che ho fatto sono gli ‘origami’, visti e provati in montagna a Brunico. Li ho mostrati ai bambini e mi sono reso conto che sono fondamentali per acquisire precisione e manualità nel fare le cose e io provo la gioia di trasmettere agli altri quello che ho imparato a mia volta”.   
Lauretta Vignaga